Ad una settimana dalla scomparsa del grande Maestro del teatro del cinema italiano Gigi Proietti, vogliamo ricordarlo attraverso il suo legame con la Sicilia.
Gigi Proietti aveva origini siciliane e iblee, per la precisione di Vittoria (RG). Questo suo legame con la Sicilia è cosa poco nota ai più ed è ritornata alla luce proprio nei giorni scorsi, subito dopo la notizia della sua morte. Il nonno materno di Gigi Proietti, infatti, era di Vittoria e lavorava presso un albergo del centro cittadino della città ipparina. Il nonno materno, tale Ceci, ha vissuto a Vittoria per più di quarant'anni, prima di trasferirsi a Roma con tutta la famiglia. La mamma di Gigi si chiamava infatti Giovanna Ceci, casalinga; il padre di Gigi, Romano Proietti, era il tuttofare in un palazzo nobiliare. La famiglia viveva nella borgata del Tufello, a Roma. Nel 1958 Luigi prende la maturità classica al liceo Augusto e si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza, che lascerà a pochi esami dalla laurea. Frequenta i corsi di Teatro dell’Università. Nel 1962 incontra Sagitta Alter, guida turistica svedese, con la quale convivrà più di cinquant’anni e avrà due figlie: Susanna, attrice, e Carlotta, costumista.
La sua carriera è costellata di successi: dagli inizi come cantante e attore, ai primi successi cinematografici come "Il Circolo Pickwick" (1967), dall'omonimo romazo di Dickens; passando per i programmi televisivi, come i one man show, fino ai grandi successi al cinema a teatro, come il doppiaggio del Genio della Lampada nella versione italiana del film Disney "Aladdin" o quello del Gatto Silvestro nei cartoni della Warner Bros; per non parlare poi della sua scuola di teatro e del suo Globe (che da oggi prenderà, invece, il suo nome), trampolino di lancio per molti nomi del mondo del cinema e della TV italiana odierni.
Nella sua carriera ricordiamo anche due omaggi alla sua terra d'origine, la Sicilia: insieme ad Antonello Falqui raggiunge la vetta artistica sul piccolo schermo con il varietà girato a colori Fatti e fattacci (1975), insieme a Ornella Vanoni, Giustino Durano e Massimo Giuliani, dove interpreta il cantastorie di una scalcinata compagnia di saltimbanchi in un viaggio a puntate attraverso il folklore di quattro città italiane: Roma, Milano, Napoli e Palermo; infine, in quello stesso anno, Proietti omaggia la Sicilia cantando in lingua siciliana la celeberrima Ballata di Carini, musicata da Romolo Grano e utilizzata come sigla iniziale dello sceneggiato televisivo L'amaro caso della baronessa di Carini (1975), diretto da Daniele D'Anza, con Ugo Pagliai e Janet Agren.
Poliedrico, istrionico e divertente. Con quell'umorismo amaro che non era tanto per ridere, ma che faceva riflettere, alla maniera pirandelliana. Mattatore, Maestro, voce iconica di intere generazioni e volto amato della TV, Gigi Proietti avrà sempre un posto nel cuore degli italiani e dei siciliani.
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