La presentazione del libro di Peppe Costa “Gingolph e la musica oriunda”, edito da Apalòs, è divenuta un viaggio nella memoria, in compagnia del sospirato padre e di quella musica lingua dello spirito. Nella biblioteca di Lentini, dinanzi ad un folto pubblico, ad accogliere Peppe Costa, sono stati: il poeta, Pippo Cardello; l’assessore comunale alla Cultura, Aldo Failla; la terapeuta musicale, Santina Lazzara. Ha prestato la sua voce, sulle corde della chitarra, Salvo Amore.
Pippo Cardello ha parlato di evento all’incontrario, visto che questa volta Peppe Costa, delegando la conduzione e l’orchestrazione dell’evento, ha indossato i panni dell’autore,
Santina Lazzara, la cui poeticità fa rima con sensibilità, ha passato al setaccio i ricordi musicali di Gingolph, il cui debutto a Carlentini avvenne in teatro in occasione della presentazione de “La sposa e i viandanti”.
«Dalla lettura delle pagine – ha affermato – prorompe il Dna sonoro di Peppe Costa, basilare per la formazione della sua identità. Visto che si parla di musica oriunda, sembrerebbe un controsenso l’inserimento della giovanissima Madame nel libro di memorie, ma, in effetti, questa apparente forzatura, rivela un altro senso profondo insito nella predetta musica. La musica oriunda, dunque, non è soltanto quella in cui si può rintracciare un’accezione siciliana – vuoi per lo svolgimento della sede del concerto, per le origini del cantante, per l’adattamento musicale - ma quella che profuma di casa, che risuona come già nota, che vibra su quelle corde emozionali e intellettuali che costituiscono la trama della nostra crescita». In ultimo, facendo riferimento alle identità sonore, ha parlato di musica oriunda come di «musica che condivide il nostro stesso sistema di riferimento. È la musica che ci prende, che balla con i nostri desideri, le nostre emozioni».
Il libro - custode di nenie, arie, melodie, motivi, colonna sonora e spina dorsale della vita di Peppe Costa - è stato rappresentato ripetutamente da Salvo Amore che dalla Cavalleria rusticana di Mascagni, sfrondata, però, di ogni squama melodrammatica, ha intonato una sua versione dell’aria siciliana. Con la sua calda voce, Salvo Amore ha diffuso un canto popolare che ha trasportato i presenti nelle albe vizzinesi tra i tormenti di un amore impossibile e contrastato, oltre a riportare Peppe Costa, ancora bambino, a Francofonte, dove lo zio Pippo, anche lui come il padre appassionato di lirica, gli trasmise l’amore per l’opera in questione. E che dire, poi, di Santandrea dei De novo, riprodotta da Salvo Amore con un taglio new wave rock italiano? E di quella capatina nell’adolescenza di Peppe Costa tra il Magna Grecia Rock Festival, i giovanissimi Denovo, gli imberbi Avion Travel, gli sconosciuti Litfiba sempre in viaggio con papà che troppo presto andò a sedere tra alcune star della musica e le stelle del firmamento? Non potevano mancare i riferimenti al jazz, agli incontri con Francesco Cafiso, vittoriese, tra i più importanti sassofonisti al mondo, la cui natura siciliana trasfonde in ogni nota che si dirama dal sax.
Un libro autobiografico in cui la musica è il filo conduttore, un’orchestra di ricordi, sensazioni, emozioni, di cui il padre di Peppe, seppure a distanza, ne è il direttore.
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