Lo zaino per il prossimo viaggio, alla scoperta di un nuovo panorama da sogno, è già pronto. Dentro non ci sono soltanto costume da bagno e scarpe da trekking, ma professionalità ed esperienza, scadenze e nuovi progetti da portare avanti. Questo il bagaglio della siracusana Federica Miceli, esperta di social media marketing e travel blogger “dall’indole vagabonda”, per usare le sue parole. Certa che viaggio e lavoro possano andare a braccetto, Federica ha fatto della crisi generata dall’emergenza sanitaria un’opportunità. Così, prima lo smart working, poi la ripresa delle attività all’aperto hanno lasciato lo spazio a quella che oggi è considerata una nuova tendenza: l’holiday working.
Dalla Thailandia a Laos, poi Perù, Spagna, Portogallo e tante incantevoli località italiane, la giovane professionista si è trovata a lavorare in un van che si è fatto camper, in mezzo al bosco, in un bar vista mare, ma anche dentro co-working super attrezzati. Ma poter lavorare in viaggio non sempre è praticissimo...
«Mi sono ritrovata spesso a cercare inutilmente una sedia comoda o una scrivania decente. E ho trascorso giornate - racconta Federica Miceli - con l’ansia che la connessione WiFi non funzionasse. Ma non cambierei per nulla la mia vita attuale. Credo infatti che l’idea comune di lavorare per concedersi una settimana di ferie all’anno sia profondamente sbagliata. E lo è perché crea aspettative enormi sulla vacanza che, ahimè, potrebbe risolversi in sette giorni di pioggia e la sensazione, angosciosa, di aver buttato al vento l’unica occasione dell’anno per rilassarsi e viaggiare. Un concetto che ci fa inoltre lavorare con gli occhi fissi all’orologio. Aspettando le 13 per la pausa pranzo. Poi le 19 per uscire dall’ufficio. Infine, il weekend per andare al mare. Vogliamo insomma solo che il tempo scorra. E ci dimentichiamo che proprio il tempo è l’unica ricchezza che non possiamo accumulare e tantomeno comprare».
«Io voglio che il tempo a mia disposizione - spiega - sia ricco di nuove esperienze, destinazioni, culture e tradizioni tutte da scoprire. Questo non vuol dire non lavorare, vuol dire semplicemente farlo in una condizione diversa. Lasciando da parte l’orologio. Potrei farlo a casa? Sì, potrei. Ma preferisco farlo senza sacrificare la mia voglia di scoprire e confrontarmi. Anzi, mettendomi continuamente alla prova. Perché è nel cambiamento che c'è la vita. E stranamente propria un’esperienza terribile come la pandemia da Covid-19 me lo ha fatto scoprire. E mi piacerebbe che questa mia testimonianza restituisse l’ispirazione o la voglia di crederci ancora a chi si è magari trovato in ginocchio per una crisi sanitaria, ma anche sociale, economica e, in molti casi emotiva, senza precedenti. Io ho trovato la mia strada. Che porta sempre a destinazioni diverse. E ciò mi permette di lavorare con entusiasmo, ricaricandomi sempre di nuove ispirazioni e tirando fuori tutto il mio potenziale creativo”. Ma attenzione. Fede ci tiene a precisare: “Questa è la mia ricetta della felicità. Per qualcun altro potrebbe essere trovarsi tutti giorni nello stesso ufficio con gli stessi colleghi. Non esiste un modo o un luogo migliore di un altro per lavorare, ma esiste la possibilità di scegliere l'ambiente che ci rende più produttivi. Io ho scelto il mio. E auguro a tutti di fare altrettanto».
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