La conferenza “1.963: L’Edipo alla Latomia dei Cappuccini e la nascita del Piccolo Teatro di Siracusa”, organizzata dall’associazione Christiane Reimann con il patrocinio del Comune, e frutto di una capillare ricerca dello scrittore, Francesco D’Alpa, è divenuta recupero delle radici. Un excursus che, nel salone della suddetta associazione, ha preso le mosse dal 1914, quando, presso il teatro greco di Siracusa, nell’àmbito della prima edizione delle rappresentazioni classiche, venne rappresentato l’“Agamennone” di Eschilo sul modello delle Baccanti di Euripide portato in scena a Fiesole nel 1912 e a seguito del quale Filippo Gargallo trasse ispirazione per l’utilizzo regolare del teatro greco. “Poche ore prima dello spettacolo, il Teatro Greco, aveva l’aspetto di una meravigliosa rovina calcinata dal sole e dai secoli, sotto il più bel cielo che si possa dare, ma quando si sono aperti i cancelli, la cosa morta vi è risorta” (Corriere della Sera).
Occorsero, poi, ben sette anni, per lo svolgimento della seconda edizione che, avvenuta nel 1921, dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, fu incentrata su “Le Coefore” di Eschilo, suscitando la polemica dei Futuristi i quali invitarono “Il popolo di Sicilia, d’Italia e del Mondo ad essere cosciente. A disertare le gradinate del Teatro Siracusano, a lasciare che l’erba crescesse come utile pascolo alle pecore, tra i ruderi”. Nel 1924, Mussolini – dopo aver assistito all’esibizione de “I sette a Tebe” e di “Antigone,” - emanò il regio decreto per formalizzare ufficialmente la nascita dell’Istituto nazionale del Dramma Antico, nato nel 1913 grazie ad un’intuizione del conte, Mario Tommaso Gargallo. Francesco D’Alpa ha, poi, rammentato le varie rappresentazioni classiche svoltesi dal 1.900 al 1.963 in cornici diverse da quelle del Teatro Greco, tra cui “Le Troiane” (Euripide)nel 1952 presso il cortile del Liceo Gargallo e “I satiri della caccia” (Sofocle) nel 1.957 al Teatro comunale di Siracusa. Intessendo il filo dei ricordi, Francesco D’Alpa ha, inoltre, posto l’accento sulla figura del padre, Andrea Enrico D’Alpa rinchiuso nel campo di concentramento di Sandbostel (Bassa Sassonia) che aveva un’organizzazione a sé organizzazione a sé ed i cui eccellenti ospiti erano uomini di cultura e dello spettacolo. Mentre l’eco degli eccidi di massa raggiungeva ogni parte della terra ed il sangue grondava da quanti, oltre al cuore, avevano una coscienza, Andrea Enrico D’Alpa, organizzò spettacoli teatrali e tragedie nei lager, al fianco, tra gli altri, di Giovanni Guareschi e Gianrico Tedeschi. Nel dopoguerra, fu sempre lui a fondare nella nostra città il teatro Lux, quello annesso al Collegio di Santa Maria, e nel 1.963, grazie anche all’entusiastica partecipazione di un gruppo di appassionati concittadini, tra cui Marcello Sgarlata, Benedetto Brancati, Antonio Giuliano, il “Piccolo Teatro” dove l’esordio coincise con la messa in scena dell’Edipo a Colono di Sofocle, rappresentato alla Latomia dei Cappuccini, nonché al teatro comunale di Caltanissetta. Un “Edipo a Colono” che, per Francesco D’Alpa, allora 11 enne, è divenuta una saga familiare, poiché la regia fu affidata proprio al padre, mentre, nello stesso anno, la madre ebbe un ruolo nell’Antigone, realizzando anche i costumi, e la sorella Lucia danzò nel Coro delle Eumenidi. Una vita, dunque, spesa per il teatro, nella consapevolezza che l’arte e la Bellezza, sono conoscenza, esperienza e, soprattutto, salvezza.
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