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“ALLA RESA DEI CONTI”: ELVIRA SIRINGO RACCONTA CHI NON SI ARRESE ALLA GUERRA

2024-03-07 11:43

Lucia Corsale

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“ALLA RESA DEI CONTI”: ELVIRA SIRINGO RACCONTA CHI NON SI ARRESE ALLA GUERRA

L'ultimo romanzo della scrittrice siracusana, adesso nelle librerie

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Nel romanzo “Alla resa dei conti” edito da Sampognaro & Pupi, l’autrice, Elvira Siringo, restituendo vita alla memoria di Graziella Calcagno, ai tempi  piccola spettatrice dei bombardamenti del 1943, ne riallaccia la  vicenda personale con quella dei suoi amici e la inserisce  nel solco della Grande Storia. A dare l’abbrivio al volume, presentato dall’editrice, Daniela Tralongo, presso la libreria Neapolis,  è stato  il desiderio di Graziella di cristallizzare le sue reminiscenze, di “trasformarle  in un bell’oggetto destinato a durare più a lungo, oltre quel poco di tempo che mi rimane”. Un anelito a cui Elvira Siringo ha dato corpo, confezionando lo strumento principe, il libro,  consapevole che “Ogni vita è degna di memoria, è come un romanzo che si ricostruisce da sé, è un gomitolo che cresce con il sovrapporsi dei ricordi”.  Graziella, nel consegnarle un pezzo della sua vita, si è soffermata sull’arco temporale compreso fra il 1943 e il 1953, quando cioè aveva appena 6 anni.  

La guerra, che sempre fa rima con sopravvivenza, sconvolse ogni assetto tradizionale, perfino i pensieri rivoltò facendo apparire illecito ciò che prima era morale. «Il regime – ha raccontato  Graziella – trasformò il concetto di famiglia, non più luogo privato, ma istituzione sociale, politica, in cui riprodursi fu un dovere verso lo Stato, la mancanza crimine». La famiglia di Graziella cercò riparo nel folto uliveto delle Vignazze in contrada San Michele, dove alcuni amici la accolsero “in un abbraccio muto. La guerra annichiliva la gioia di ritrovarsi, non c’era festa, ma emergenza di stringersi intorno al feretro del futuro. Tecnicamente, non eravamo parenti, lo zio Paolo, giovane amico di papà, era figlio dell’ingegnere Corrado Grande, che molti anni prima, durante un viaggio in Grecia” aveva conosciuto la contessina Aline Sdrin con cui si era sposato, andando a vivere – come nelle più belle favole - nel castello ampio quanto un intero paese, la tenuta cioè di San Michele. All’interno del romanzo, mentre i bombardamenti scuotono la nostra città e l’uomo, abbrutito, è spogliato pure della pietà, in ogni capitolo echeggiano le note delle canzoni incise per gli americani Moonlight SerentadeChattanooga Choo Choo, Amapola, ecc.. Titoli e brevi strofe indicativi della funzione salvifica della musica, in cui Graziella anche da anziana si è rifugiata, per esorcizzare la paura dei lampi, il cui bagliore le sembrava che preludesse un’esplosione. L’editrice, dal canto suo, ha  sottolineato l’attualità del romanzo, scene violente, discrepanza fra condizione maschile e femminile,  precarietà del futuro, non sono zavorre del passato ma piaghe della nostra società che minano le fondamenta dello Stato. Un libro, dunque, in cui il grimaldello della memoria porta alla luce fatti e misfatti della Storia, e che rievoca anche il miracolo della lacrimazione della nostra Madonnina, “La lacrima è un liquido  che impasta, sa essere una stilla di rugiada per innaffiare l’aridità, un balsamo per lenire la stanchezza,  un infuso che disseta la gioia”.  Madonnina, perché piangi? Maria, tu conti le lacrime versate dagli uomini?

 

 

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