Ispirandosi all’omonimo romanzo di Louisa May Alcott, la compagnia teatrale “Cuore di Argante” porta in scena al teatro “Garibaldi” di Avola (la cui direttrice artistica è Tatiana Alescio) il musical “Piccole donne”, avamposto di etica nella società americana di metà ‘800 e valore aggiunto nel processo di crescita e di formazione dell’individuo. Il palco del “Garibaldi”, trasformato in una casa in stile coloniale di Concord, ha ospitato, dunque, le sorelle March, Jo, Meg, Beth, ed Amy e la madre, Margaret Marmee Curtis (Rita Abela), che, in assenza del marito, cappellano presso l’esercito statunitense durante la guerra civile, riveste il ruolo di capofamiglia. In una società per niente democratica, in cui lo schiavismo costituiva le fondamenta del tessuto sociale e di quello economico, Marmee anela la libertà per le figlie, un impeto di aspettative, perché l’indipendenza economica – mie care – è importante quanto quella morale. Con spirito di abnegazione, così, le sorelle maggiori si adoperano per aiutare la famiglia, i sacrifici son tanti, ma vuoi mettere la soddisfazione?
Meg lavora come istitutrice presso una famiglia del vicinato, Jo assiste l’anziana e irascibile prozia March - una ricca vedova che vive in una grande casa - Beth aiuta nelle faccende domestiche e la piccola Amy – com’è giusto che sia - va a scuola. Lo spettacolo prende il là con un monologo, quello di “Marmee”, che decanta le doti della domestica, Hannah Mullet la quale, prima del rovesciamento di fortuna, crebbe le sue figlie, e che è diventata una di famiglia. Marmee, prooolissaaa nel descrivere le figlie, chiede spesso al pubblico: «Mi sto dilungando troppo?».
«Sìììììììììììì» è il coro dei bambini, che non le fanno alcuno sconto. Sullo sfondo troneggia un albero di Natale che, addobbato e luccicante, simboleggia la vita e traccia l’arco temporale. La vicenda, infatti, prende il via in tale festività, e si conclude dopo un anno esatto: «Attenzione! Non è un tempo astratto». E quando la prozia dà loro dei soldini, irrompe la felicità, è un canto “Un dollaro, un dollaro, cosa ci comprerò?” per adulti e per bambini. Ma le quattro sorelle, assai assennate, decidono di rinunciarvi – molto meglio le pantofole per nostra madre, si sentirà più sollevata. Ed ecco che a calcare la scena, udite, udite, arriva Laurie che, nipote del ricco vicino di casa, Lorenz, ha sempre ammirato le sorelle March, qualcosa di più per Jo, e chi lo sa. L’arrivo del telegramma – il papà è gravemente malato, Dio, Dio, cosa sarà mai stato? – getta la famiglia nello sconforto, dove troveremo i soldi?, ma Jo con un’alzata di ingegno si taglia i capelli e dà alla madre il provento, come darle torto? E tra i viaggi in Europa di Laurie ed Amy, di Jo, che a New York pubblica i suoi racconti in un giornale locale, e la malattia che si porta via Beth, ritorna il padre, veli bianchi e fiori d’arancio, la vita oltre la morte, l’arte ne è lo slancio.
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