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Il premio istituito e promosso dall’Assessore Regionale al Turismo, Anthony Barbagallo, è stato consegnato il3 Giugno alla scrittrice cilena in virtù dell’impegno profuso con i suoi libri, che attraverso le sue eroine esaltano i principi fondamentali di libertà e democrazia, condannando le dittature e la violenza, in un anno particolare come questo che rappresenta anche il 25°anniverario dell’attentato a Giovanni Falcone.
In un teatro romano gremito, la scrittrice si è intrattenuta parlando delle dinamiche che intercorrono nella relazione madre-figlia, attenendosi al tema scelto per l’edizione di quest’anno del Taormina Book Festival (ideato e diretto da Antonella Ferrara) che si terrà il prossimo 24-28 Giugno.
Nel discorso lettola Allende ha ripercorso alcune vicende familiari tornando indietro fino alla fine dell’800 con la storia della nonna Isabel, poi della madre Panchita, per giungere a lei e alla figlia Paula.
Quattro donne, quattro storie, quattro personalità individuali e come lei stessa racconta, “un unico indistruttibile cordone ombelicale che resiste nel corso della vita e dopo la morte”. Humus di questo rapporto una formula fatta di tre elementi: accettazione reciproca, rispetto e senso dell’umorismo. Queste sono le basi che Isabelle Allende ha declamato e che ha anche manifestato nel corso dell’intervista fatta dalla giornalista del Corriere della Sera Alessandra Coppola, alla quale ha risposto a tutte le domande con tono serio e ironico allo stesso tempo.
Se infatti il legame tra madri e figli si basa su un amore incondizionato, la Allende ammonisce che lo stesso non può essere nel rapporto di coppia tra due amanti, e anche qui torna a sottolineare l’importanza dell’humor, lasciandosi andare “è molto facile ridere degli uomini”. Dalle battute più istrioniche si è passati alle riflessioni più corpose, come il discorso in merito all’approccio odierno dell’amore. La sensazione che la scrittrice palesa di riscontrare in tanti giovani è il timore di soffrire nei rapporti, che ne condiziona in qualche modo le stesse esperienze, perché l’amore è sempre un’avventura e come tale non può essere sicuro, e in questo stesso rischio si consuma la sua forza. Lei, che agli occhi del mondo appare anziana, in realtà è più giovane di tanti ragazzi, non temendo di incontrare l’amore a nessuna età e così è stato anche con il suo attuale compagno.
Questo sentimento è uno dei temi più frequenti della sua narrativa, così come la solidarietà, la famiglia, la lealtà perché come lei stessa confida rappresentano le esperienze della sua vita, e dunque il solo materiale su cui si sente di poter scrivere. La scrittura infatti è stata non solo un’azione importante durante tutta la sua esistenza (come il momento in cui viveva lontano dalla madre in piena adolescenza e scriversi quotidianamente le ha consentito di mantenere e accrescere il loro rapporto) ma anche una vera e propria terapia dopo la morte della figlia Paula.
Scrivere le ha consentito di poter esorcizzare il proprio dolore, e sebbene sia stata accusata di ricorrere al realismo magico come trucco letterario per compiacere i suoi lettori, come lei stessa legge “non è un trucco. Scrivo come vivo, come sento, come ricordo e come intendo la realtà”.
Altro argomento su cui si è soffermata è l’importanza della solidarietà e dell’integrazione. Lei che sta con un piede in Cile e uno in California, è attenta a questo momento storico in cui messaggi sbagliati di odio, misoginia, xenofobia sono sempre più dilaganti.
La serata è stata un’occasione preziosa per confrontarsi con questa grande donna e scrittricee il pubblico ha manifestato la sua riconoscenza con lunghi applausi in più momenti, anche quando è stato letto un passo dal libro La casa degli spiriti dall’attrice catanese Donatella Finocchiaro.
Daniela Tralongo