Scoperti sui social grazie alle loro rubriche molto attuali, ma una volta aver preso contatti con loro capisci subito che la squadra di Cademia Siciliana fa sul serio e punta in alto.
Nata nel 2016 da un incontro fortuito oggi conta un team numeroso e due sedi operative, una negli Stati Uniti d’America l’altra nella nostra bella Isola. Dagli studi di linguistica, alle tecnologie più avanzate, questi ragazzi portano avanti i loro progetti con un unico obiettivo: rendere il Siciliano una lingua regionale viva ed attuale.
La matita di Notabilis ha parlato con Salvatore Baiamonte, palermitano, che vive e studia a Bologna.
1) Di cosa si occupa esattamente Cademia Siciliana e qual è la vostra mission?
La nostra missione è assicurare un futuro alla lingua siciliana, fare in modo che il Siciliano non sia solo una lingua del passato, ma qualcosa di vivo ed attuale. Per fare questo serve focalizzarsi sulla lingua scritta e, a tal proposito, abbiamo intavolato una collaborazione con Google, per quanto riguarda l’aggiornamento della piattaforma G-board, con la quale si possono selezionare migliaia di lingua utilizzate in tutto il mondo. Abbiamo avanzato una richiesta a Facebook per aggiungere il Siciliano ad altri dialetti presenti sulla piattaforma (tra gli italiani possiamo annoverare il dialetto Veneto), ma non abbiamo ancora avuto riscontro in merito. Stessa cosa abbiamo fatto con YouTube, per la sottotitolazione di video in Siciliano, opzione che si rivela utile per film o reportage che vengono girati in lingua. In ballo abbiamo tante attività con il pubblico, come i corsi didattici che teniamo, soprattutto all’estero. Collaboriamo con UNESCO nella redazione dell’UNESCO Curie, anche se adesso ci siamo fermati per procedere con la formazione di tutto il team. Da qualche giorno abbiamo avviato un progetto di “ambasciatori del Siciliano” rivolto soprattutto ai commercianti che siano interessati all’utilizzo della nostra lingua regionale nel loro merch e nelle campagne pubblicitarie. Infine, abbiamo portato avanti una versione siciliana di Telegram, per cui abbiamo completato la versione per Android, mentre su quella per IOS c’è ancora da lavorare.
2) Come si sta svolgendo il vostro lavoro di ricerca adesso che tutta l’Italia è costretta in casa?
Questa “segregazione” è stata un’arma a doppio taglio, con pro e contro. Diciamo che ci siamo riorganizzati, anche se tutto questo è stato destabilizzante. Il nostro contributo più grande lo abbiamo dato attraverso le nostre rubriche social, dove attraverso parole desuete e/o a rischio abbiamo cercato di creare un collegamento tra il Siciliano e l’attualità. Grazie a queste abbiamo notato che, non solo le persone sono presenti e ci seguono attivamente, ma si fanno sentire. Si instaurano dei bei dibattiti.
3) Approfondiamo un attimo il progetto dietro al libro “Li me primi 100 palori”. Puoi dirci di che si tratta?
Si tratta di un libro che abbiamo pubblicato, in maniera indipendente, circa un anno fa e abbiamo scelto di farlo in tre lingue (Italiano, Siciliano, Inglese). Tutto è nato perché volevamo far capire che l’approccio ad un lingua può essere divertente oltre che istruttivo, ovviamente. Oggi giorno essere trilignue o bilingue è solo un valore aggiunto, questo è il messaggio principale che abbiamo voluto trasmettere con questo libro, che è rivolto ovviamente ai piccolissimi. Al suo interno abbiamo cercato di realizzare degli esercizi che, oltre a stimolare la lingua parlata, facciano lo stesso anche con quella scritta. Il libro potete trovarlo tranquillamente su Amazon. Stiamo comunque pensando di procedere con la realizzazione di una vera e propria collana di libri per la prima infanzia, ma dovremmo aspettare la fine dell’isolamento per portare avanti il progetto. Diciamo un po’ in esclusiva posso dirvi che, sempre per i bambini, avevamo pensato anche a dei giochi da tavolo, magari con delle card didattiche associate a delle immagini, come una sorta di gioco di memoria. Ma per far bene le cose ci vuole il tempo giusto…
4) Che tipo di pubblico e di utenze avete al vostro seguito?
Tendenzialmente chi ci segue è un appassionato e lo vediamo dalle diatribe costruttive che si vengono a creare, non solo durante i laboratori didattici, ma anche sui nostri canali social. Come dicevo prima, purtroppo le nostre lingue regionali o territoriali rischiano ogni giorno di scomparire o venire dimenticate e qualcosa va fatto. Noi grazie alla nostra attività cerchiamo di stimolare gli utenti a servirsi di fonti autorevoli nel momento in cui avessero un dubbio, o a confrontarsi con noi, per cercare di mantenere vivo il dibattito sul Siciliano, il suo passato e il suo presente. E devo dire che in questo meccanismo il nostro pubblico, o comunque la maggioranza di esso, ci segue abbastanza.
5) Un’ultima domanda, o meglio una curiosità: cosa farà il team di Cademia Siciliana una volta “sciuto”, quando l’isolamento sarà finito?
Una volta “sciuti” continueremo a lavorare, come abbiamo sempre fatto, a prescindere dalla quarantena o meno. Anche perché di lavoro in merito di preservazione della lingua ce n’è sempre tanto, anche se per il momento molti di questi sono stati sospesi o rimandati. Ma non per questo ci arrendiamo!
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