Uno dei luoghi più belli e unici della Sicilia, meta di migliaia di visitatori da ogni parte del mondo, al punto da essere stato proposto per la candidatura come patrimonio Unesco. Amato da artisti e scrittori, luogo ricco di suggestioni e immortalato da ogni profilo social, la Scala dei turchi di Realmonte (AG) è uno dei simboli che rappresenta la Sicilia nel mondo.
Per questo e altri motivi lo sfregio inferto a questo tesoro naturalistico, è stato uno squarcio nel cuore dei siciliani, nonché un atto ignobile.
Ma facciamo un passo indietro.
Nella notta tra l'8 e il 9 gennaios corso, alcuni ignoti, che possiamo definire dei veri epropri vandali, si sono arrampicati sulla marna rocciosa imbrattando di rosso il candido promontorio, detto la Scala dei Turchi, bene sottoposto a vincolo paesaggistico, situato al confine tra Realmonte e Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. Scoperto lo scempio, sul posto, invece del commissario Montalbano, si sono recati i carabinieri che hanno avviato immediatamente le indagini, avvelendosi delle prove del circuito di video sorveglianza poste sul luogo. Il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, ha quindi aperto un'inchiesta: il reato ipotizzato a carico di ignoti è di danneggiamento di beni avente valore paesaggistico. Nelle ore successive alla scoperta dell'atto, dalla Regione Siciliana si è parlato di «un atto di vandalismo vigliacco». Un sopralluogo compiuto dai tecnici della Soprintendenza ai Beni culturali di Agrigento, ha stabilito che la sostanza rossa usata per sfregiare la bianca scogliera fosse polvere di ossido di ferro, un materiale che si colora di rosso a contatto con l'acqua, spesso usato nei lavori edili. Questa circostanza potrebbe avvalorare l'ipotesi di un gesto dimostrativo, più che la volontà di deturpare irrimediabilmente uno dei tesori naturalistici della Sicilia, per accendere nuovamente l'attenzione su una vicenda controversa: la Scala dei Turchi è stata infatti al centro di un contenzioso giudiziario, che aveva portato anche al sequestro del sito da parte della magistratura. Infatti, la famiglia Sciabbarrà direttamente coinvolta nella querelle giudiziaria, si è anche dichiarata disposta a cedere le particelle di sua proprietà a condizione che venga istituita una riserva naturale. A questo punto l'ipotesi più accreditata è che la Scala dei Turchi venga acquisita definitivamente e interamente al patrimonio della Regione impegnata, da anni, nella tutela e nella salvaguardia dell'integrità di questo meraviglioso angolo di Sicilia.
Dopo questo atto, che resta comunque ignobile, i tecnici della Soprintendenza e numerosi volontari si sono messi subito a lavoro per ripulire il sito, aspirando la polvere, per poi ripulire l'area con l'aiuto di una idropulitrice. Dopo lo sfregio, l'immediato ripristino dei luoghi, in tempi che possiamo definire record. Un esempio di cittadinanza attiva degno di nota e meritevole del plauso di tutti.
Il tutto è avvenuto nella soddisfazione generale, espressa dal responsabile regionale della Protezione Civile, Salvo Cocina, e dal Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci.
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