NEWS
Cosa rappresenta il 15 Maggio in Sicilia? Parola agli studenti.
Abbiamo approfondito l’argomento del valore dello Statuto speciale siciliano nel numero 2 anno VIII di Notabilis, con il pezzo “La Sicilia al centro del mediterraneo. L’utilità dello statuto speciale” di Egidio Ortisi. Ma i giovani che ne pensano? Ce lo siamo chiesti e per questo vogliamo riproporre l’argomento con l’analisi fatta da una giovanissima studentessa siracusana che ha affrontato la tematica per il giornale della sua scuola e che ringraziamo per averne consentito la pubblicazione.
La Sicilia. Isola bella e selvaggia, da sempre centro delle grandi migrazioni e diamante del Mediterraneo, ha una storia che ne ricalca il carattere forte e deciso. La ‘Trinacria’, infatti, così come viene chiamata, ha sempre dimostrato audacia e forza di spirito durante tutte le situazione e le epoche. Dai famosi ‘Vespri Siciliani’ contro l’invasore angioino ai moti indipendentisti degli anni ’20 del XIX secolo, fatti su un’onda rivoluzionaria che già sapeva di Quarantotto, la Sicilia, sebbene assoggettata da molti popoli, ha cercato la sua indipendenza, la quale, in un modo più burocratico che altro, le fu concessa il 15 maggio 1946, prim’ancora che l’Italia diventasse Repubblica. Questa data, misconosciuta e tuttavia celebrata con tanto di scampagnate e gite in barca, è importante perché quel lontano giorno il re Umberto II, grazie alle lotte del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia, le concesse l’autonomia politica, ovvero il titolo di regione a ‘Statuto speciale’.
Cosa comporta tutto ciò?In primis, il fatto che le leggi statali non valgono per l’Isola, che può invece legiferare su materiequali beni culturali, agricoltura, ambiente, pesca, enti locali, territorio, turismo, polizia ambientale.Mentre l’organo legislativo è l’Assemblea Regionale Siciliana, il potere esecutivo è affidato al Presidente della regione e alla Giunta di Governo. Avendo poi la completa autonomia legislativa, le leggi vengono approvate da un organo, l’Assemblea, molto più vicino ai cittadini siciliani di quantopossa esserlo il Parlamento nazionale e ciò non solo è di vantaggio agli isolani, ma rappresenta una forma di democrazia più autentica e incisiva, perché agisce sul territorio.A questo punto, però, a maggio del 2017, più di settant’anni dopo dalla sua emanazione, potremmo definire ancora valido e utile lo Statuto? Rappresenta tutt’oggi le aspirazioni autonomistiche della Regione? Oppure è oramai divenuto obsoleto? E se questo fosse vero, cosa ne sarebbe della Sicilianel soffocante calderone nazionale?
La prima posizione da discutere è quella a favore dello Statuto. Essere indipendenti sotto tanti punti di vista, come di fatto lo siamo, in Sicilia, non può che essere positivo. In primo luogo perché, comegià menzionato in precedenza in merito all’autonomia legislativa, avere totale egemonia su ciò che riguarda la Regione può di certo rappresentare meglio i cittadini siciliani, che, anziché veder scomparire le loro priorità in un Parlamento che si occuperebbe di altre diciannove regioni, sono gli unici protagonisti dell’Ars e delle sue iniziative e proposte di legge. Inoltre, le materie su cui è concessa autonomia sono di rilevante importanza e riguardano non solo attività primarie, quali agricoltura e pesca, che da sempre sostentano l’isola e che sono il discriminante positivo della nostra terra, rappresentando quella ‘cultura del cibo’ per cui siamo tanto famosi; ma anche un altro ‘tema libero’, il turismo. Ogni Siciliano che si rispetti sa perfettamente che la mattina potrebbebenissimo non andare a lavorare e stare a casa, scalzo e in boxer, a bere birra ghiacciata davanti a una partita, se le potenzialità turistiche della Sicilia venissero sfruttate a dovere. Eppure, nonostante una storia costellata di grandi eroi e opere tanto belle da poter provocare la ‘sindrome di Stendhal’, ci si ostina a non dare alla sponsorizzazione di tanta Arte il giusto peso. O meglio, il peso che permetterebbe a cinque milioni di isolani di non lesinare sullo stipendio, dando loro la possibilità di uscire dalla crisi in modo onesto e pulito.
La seconda posizione, quella contro lo Statuto, non è sicuramente scevra di lati positivi. Ad oggi, qual è il valore aggiunto dell’autonomia che ci è stata concessa? Parlando di utilità, non ci sono poi così tanti vantaggi effettivi nell’essere una regione a statuto speciale, anche se ciò potrebbe tranquillamente dipendere dal fatto che le possibilità offerte dallo statuto d’autonomia non vengano colte come dovrebbero e dunque risultano inefficaci. In più, è vero pure che entrare a far parte dello statuto ordinario, da parte non solo della Sicilia, ma anche delle altre regioni a statuto speciale, restituirebbe all’Italia quella spinta federalista di cui avrebbe bisogno. Tra l’altro, alla luce proprio degli ultimi eventi, delle guerre e del terrorismo, in questo spaccato di storia violento e sanguinoso, dove solo l’unione è forza, non sarebbe sbagliato considerare l’opzione di limare le differenze e unificarci alla nostra Nazione, anche solo dal punto di vista legislativo. In un’Europa che, con un sospiro di sollievo e urla di giubilo, ha accolto gioiosamente l’elezione di Macron, poiché, seppure inconsciamente, sa che egli rappresenta tutto quello che serve per risollevarci, ovvero passione, forza e coesione; allora anche la Sicilia, in un gesto di grande umiltà e rinuncia, potrebbe fare un passo indietro nella sua indipendenza, ma un passo avanti verso l’Italia, ad eroico compimento di un’Unità che, dal 1861, sta ancora aspettando la sua completa realizzazione.
Beatrice Bellina Liceo Corbino
(Dal giornale “La voce del Corbino”, Liceo Scientifico Statale O.m. Corbino)