Anticipata anche la Stagione 2024: Aiace di Sofocle, Fedra (Ippolito portatore di corona) di Euripide e Miles Gloriosus di Plauto
L’opera di Aristofane, del 421 a.C., arriva sulle scene del Teatro Greco di Siracusa dopo oltre un secolo di attività, in prima assoluta.
La trama simbolica e fortemente antimilitarista, sfrutta le guerre del Peloponneso come escamotage per il tema principale (e quanto mai attuale) della commedia: la guerra è una montagna di merda!
Tra lo scarabeo stercorario volante e il globo di specchi che segna la separazione fra mondo ultraterreno (l’Olimpo) e quello degli uomini, dove le città greche si annientano a vicenda, a farla da padrone sono i giochi di potere degli Dei, notoriamente superiori e insensibili alle sofferenze terrene, che giocano letteralmente con il destino degli uomini. Su tutti domina la presenza costante di Zeus «PEtonante» che con fulmini e saette tuona su Dei e Greci, ricordando che la sua volontà è superiore ad ogni cosa, ma che essa non si basa sulla giustizia, bensì sul capriccio: per Zeus i Greci sono liberi di annientarsi a vicenda, al punto che lui e tutti gli Dei dell’Olimpo partono, come per una vacanza, lasciando tutti in balìa di Pòlemos (Patrizio Cigliano) e Kaos e delle loro trame distruttive.
È proprio in favore delle città greche si muove Trigeo il vignaiolo (un simpaticissimo Giuseppe Battiston), che raggiunge l’Olimpo e per mezzo di adulazioni e buon cibo riesce a convincere Ermes (un magistrale Massimo Verdastro) a divenire “il Salvatore” dell’umanità.
E l’umanità? Le città greche arrivano in scena come un “esercito” di contadini, simili ai mangiatori di fagioli ritratti da Van Gogh, sbandati e stanchi. La loro rivalsa arriva quando decidono di prendere in mano la propria fortuna «correggendo» il proprio destino e liberando La Dea Pace dalle spire del male. Questa, arriva come un angelo disceso dal cielo, senza volto, senza voce, troppo adirata con gli uomini per essere stata da loro dimenticata. In scena con lei anche Opera e Teoria, la prima andrà in sposa a Trigeo, mentre la seconda farà il suo ritorno in Parlamento (una schiera di senza volto in giacca e cravatta, che come un’ombra si aggira prima fra il pubblico e poi fra le città Greche). Un compromesso, che mette tutti d’accordo e diffonde un’ondata di euforìa, che porterà all’istituzione della Festa della Dea, con banchetti, sacrifici e canti.
Tutto bene quel che finisce bene, lieto fine, spente le luci, si chiude il sipario…e se non fosse così? Se l'opera di Aristofane avesse lo scopo di lasciarci tutti con l’amaro in bocca? Guerra e caos continueranno a girare fra noi, nonostante gli sforzi, i compromessi, i sacrifici. Il clima da musical di Broadway (le musiche sono di Patrizio Maria D’Artista) lascia presto il posto a toni più seri, quando La Pace finalmente mostra il suo volto (quello di un’eccellente Elena Polic Greco) e con un monologo finale si rivolge direttamente al pubblico, per ricordare come l’uomo da merce e mercante debba tornare alla terra, raccogliendone i frutti e vivendo in armonia con essa.
Mai messaggio può ritenersi più contemporaneo, se pensiamo agli eventi climatici e politici recenti (di cui si fa menzione, nemmeno troppo velata, nell’adattamento testuale di Nicola Cadoni) e guardando al lungo applauso degli oltre 4mila spettatori intervenuti, possiamo solo consigliarvi di non perdere lo spettacolo, che sarà in replica fino al 23 giugno prossimo.
Anticipazioni anche per la stagione 2024 al Teatro Greco di Siracusa, dove saranno messi in scena, dal 10 maggio al 29 giugno, Aiace di Sofocle, Fedra (Ippolito portatore di corona) di Euripide e, per la prima volta in assoluto al Teatro Greco di Siracusa, Miles gloriosus di Plauto.
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