È morto il cantautore siciliano Franco Battiato. Aveva 76 anni.
Il cantautore si è spento oggi nella sua residenza di Milo, dopo una lunga malattia. La frattura al femore e al bacino lo hanno tenuto lontano dal suo pubblico, con il quale, ormai, restava in contatto solo tramite i social.
Il Maestro, nato a Jonia il 23 marzo del 1945, aveva 76 anni. La comunicazione della sua scomparsa è stata data dalla famiglia, che fa sapere che le esequie si terranno in forma strettamente privata e ringrazia tutti per le innumerevoli testimonianze di affetto ricevute nelle ultime ore.
Poliedrico e visionario, Franco Battiato non era un cantautore facilmente ascrivibile ad un genere o ad un'etichetta. È quello che viene definito un artista, a tutto tondo e senza tempo. Non solo cantautore e musicista, ma anche cineasta e pittore. Nella sua lunghissima carriera ha consegnato brani indimenticabili come La cura, Centro di gravità permanente, Voglio vederti danzare, Up Patriots to Arms, Povera Patria e vantato collaborazioni con alcuni dei più grandi artisti internazionali e nazionali.
Un artista capace di spaziare dalla musica pop a quella classica, con punte di avanguardia e folklore, mix perfetto che gli ha permesso di raggiungere una grande popolarità, passando per l'elettronica, la musica etnica e l'opera lirica.
Tra i film che ha diretto Perdutoamor e Musikante su Ludwig van Beethoven presentato alla Mostra del cinema di Venezia.
Artista eccentrico e introspettivo, aveva raggiunto la piena libertà artistica già nel 1991, quando uscì l'album Come un cammello in una grondaia, titolo ispirato ad Al-Biruni, uno scienziato persiano del XII secolo. Delicato, affascinato dall'animo umano, la sua arte e la sua musica cercavno di essere sempre espressione delle sensazioni e dei movimenti più interiori dell'uomo. I suoi testi parlavano dell'altrove, non certo di sentimenti ordinari, era la sua rivoluzione, quella portata avanti combattendo contro gli stereotipi, le rime facili, i sentimentalismi molto, troppo spesso visti ed ascoltati nella musica italiana. Nello stesso disco c’era il brano Povera patria, una struggente legia, cantata di fronte allo scempio della bellezza e della dignità umana. Un brano sempre attuale, che appartiene a tutti noi.
Ma qual è stato il percorso di Franco Battiato e come è diventato uno dei cantautori italiani più apprezzati, anche nel panorama musicale internazionale?
I suoi primi anni nella musica furono milanesi, in Galleria, dove si era trasferito una volta bbandonata la sua terra natale, la Sicilia, e dove provò effettivamente a fare il cantantino commerciale per qualche anno, ma senza successo. Il Maestro non amava quella roba, e non ricordava quel periodo con simpatia. La sua storia nella Musica cominciò davvero nel 1971, quando esordì come artista devastante e minaccioso, autore di dischi sperimentali come Fetus e Pollution, mentre allo stesso tempo era protagonista di spettacoli che stordivano e facevano infuriare gli spettatori.
In quel periodo Battiato si mise a scrivere canzoni, anche se il primo dei dischi della nuova “era” fu L'era del cinghiale bianco, tutt’altro che popolare, ma delicato e suggestivo, intrigante, ipnotico, un disco che portava verso strade non ancora battute dalla musica italiana. I brani raccontavano di fascinazioni mistiche, esoterismi, citazioni colte, con un linguaggio inedito, fatto di frasi frammentate e surreali. Poi arrivò l’esplosione commerciale e il successo di pubblico, con La voce del padrone, con brani che all'alba degli anni '80 del secolo scorso sembrarono inni: Bandiera bianca, Cuccurucucù e Centro di gravità permanente. Successo che però venne accolto dal cantautore di Milo con sentimenti contrastanti, perché allo stesso tempo ne era affascinato e infastidito. A questo periodo, in cui Battiato si era fatto portavoce di un rinnovamento della musica italiana, seguì una nuova fase di ricerca, caratterizzata da atmosfere più pacate che più si adattavano al suo modo al suo modo fare musica e di fare performance sul palco.
Nel frattempo i toni dei suoi testi si fecero più riflessivi e si andarono impreziosendo, raggiungendo l'apice in uno dei suoi brani più conosciuti ed amati La cura. I sui sono brani che racchiudono un doppio significato: amori e sentimenti terreni che si mescolavano a quelli celesti, appartenenti all'eternità. Ed è proprio grazie ai suoi testi poetici, alle sue frasi dai significati nascosti, che possiamo affermare che la sua è sempre stata un'arte andata di pari passo con la meditazione e la riflessione. Ricerca spirituale di qualcosa di estraneo a questo mondo, portata avanti con coerenza e rigore, al punto da farne un artista e un uomo spigoloso, schivo e quasi burbero. Un asceta della musica, che ha cantato e raccontato la nostra interiorità, in unione con l'universo, sempre con una dolcezza e una sensibilità che non avranno eguali.
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