In sicilia sono numerosi e di grande prestigio botanico e storico gli Orti Botanici, primi fra tutti quelli di Palermo e di Catania. Ad Agrigento però esiste un vero e proprio Giardino Botanico, che si distingue da un "Orto" perché quest'ultimo è adibito alla produzione di piante medicamentose, utilizzate poi nella preparazione di rimedi naturali e simili. Mentre un giardino?
Quando parliao di Giardino Botanico in genere intendiamo un ambiente naturale ricreato artificialmente, che raccoglie una grande varietà di piante categorizzate per scopi scientifici. Quello di Agrigento, nello specifico, è situato dentro la città, a poca distanza dalla Valle dei Templi, vicino al Cimitero monumentale, e per qualche strano motivo è meno conosciuto di altri suoi "cugini" siciliani.
Ad Agrigento, però, si trova quello che è stato definito un "piccolo Eden" irrelato dal tempo storico, nel quale sono presenti circa 20mila piante riferibili a oltre 300 colture ed essenze diverse, espressioni tipiche della macchia mediterranea. Insieme a queste possiamo trovare anche pregevoli testimonianze archeologiche, quali ipogei e caverne naturali visitabili dal pubblico, reperti fossili e fenomeni calcarenitici di suggestiva bellezza. Sono presenti, inoltre, una serie di “terrazze” che sorgono su banchi in tufo, offrendo ai visitatori una vista di impareggiabile bellezza su tutta la Valle dei Templi, poi un erbario con diverse centinaia di essenze essiccate e catalogate, di cui alcune risalenti al XIX secolo, e una fitta rete di sentieri che si intersecano a varie differenze di quota. Gli edifici e i percorsi turistici in totale coprono circa due ettari, creando quello che possiamo definire un vero e proprio museo a cielo aperto, che, al di là delle bellezze ben visibili in superficie, nasconde nel sottosuolo spunti di notevole interesse storico e speleologico.
A tal proposito “Agrigento Sotterranea”, l’associazione che si occupa della riscoperta della città speculare del sottosuolo, appunto, ha effettuato una ricerca all’interno dell’area, per una precisa e puntuale catalogazione degli imbocchi delle cavità presenti, tracciando un quadro delle emergenze speleologiche presenti. In particolare, l’area del Giardino botanico è caratterizzata dalla componente calcarenitico-sabbiosa della “Formazione di Agrigento” che, lungo le pareti che delimitano il settore settentrionale della struttura, è ampiamente rappresentata dai fronti risparmiati dalla notevole attività di cava, fortemente presente nella zona nei secoli scorsi. Tale contesto geologico ha determinato la possibilità di potere realizzare, in passato, ipogei per il reperimento delle acque in falda, come quello di Bonamorone. L’area del giardino ha delle peculiarità morfologiche legate all’attività che l’uomo, per lunghi periodi, ha portato avanti attraverso lo sfruttamento sia degli affioramenti di roccia per l’estrazione dei conci di calcarenite sia della colonia agricola dell’ex Ospedale Psichiatrico; infine, la presenza di un elevato numero di pozzi per l’emungimento delle acque dal sottosuolo viene ricondotto alle notevoli pratiche agricole portate avanti all’interno dell'area stessa.
Le cavità artificiali censite durante i rilievi sono state diverse e, in particolare, sono state classificate secondo due tipologie: “opere idrauliche” e “cavità stanziali”. Nella prima categoria rientrano tutte le cavità realizzate per il reperimento e l’emungimento delle acque, siano esse superficiali che sotterranee; mentre nella seconda rientrano tutte le strutture ipogeiche realizzate come abitazioni, stalle o magazzini e adibite, in periodi e con usi diversi. Insomma, un patrimonio enorme, che nel Giardino botanico trovano uno sbocco naturale e non intaccato dall'evolversi a dall'espandersi della città moderna di Agrigento, mentre al di là dei suoi cancelli i cittadini e il territorio stesso sembrano essere estranei a quello che è stato il suo passato, attualmente ancora vivo nel sottosuolo.
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