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Pachino (Sr) – Ibrahim Jalloh, 18 anni (appena compiuti), di origine liberiana è ospite dello Sprar nella struttura “L’albero della vita” di Pachino. Ha vinto il primo premio alla 2^ edizione del concorso “Dimmi”, Diari multimediali migranti, nell’ambito della manifestazione “Diritti di memoria”, svoltasi a settembre a Pieve di Santo Stefano, in provincia di Arezzo. La sua è una storia comune a tanti, in cui in una ferita al piede è scritta la sua vita: la fuga dal carcere, dalla disperazione e dai colpi di arma da fuoco. Dopo la morte della madre, ha scelto di trasferirsi in Libia per trovare lavoro, seppur ancora minorenne. Lì ha trovato disperazione e violenza: è stato rapito ed è finito in prigione, ai lavori forzati. Quando ha provato a scappare è stato colpito da un colpo di fucile che lo ha segnato per sempre. Solo fingendosi morto è riuscito a salvarsi, finendo poi in Italia con una “carretta del mare” nel 2016.
Nello Sprar “L’albero della vita” di Pachino è iniziata un’altra avventura per lui, nel tentativo di rincorrere il sogno di quella vita dignitosa tanto agognata. E in questo contesto ha colto l’opportunità propostagli dal centro.
«Sapendo di questo concorso – ha raccontato Giuseppina Arangio, direttore della comunità alloggio l’ “Albero della vita” – e conoscendo la storia di Ibrahim lo abbiamo invogliato a scriverla e partecipare, aiutato dalla professoressa Caterina Paglialunga. Si tratta di DiMMi (Diari multimediali migranti) all’interno della manifestazione “Diritti di memoria” a Pieve di Santo Stefano, in provincia di Arezzo. Il concorso è stato finanziato dalla Regione Toscana e sostenuto da una rete di partner che operano su scala nazionale nell’accoglienza, integrazione e inclusione dei migranti e per la custodia della memoria collettiva e popolare. L’obiettivo del concorso era di raccogliere il maggior numero di testimonianze autobiografiche inedite di migranti che vivono o hanno vissuto in Italia e Ibrahim ha ricevuto il primo premio tra 99 partecipanti nella categoria “Giovani”».
«È stata una bella esperienza – ha raccontato il giovane Ibrahim -, scrivere la storia della mia vita e ricostruire i brutti ricordi del passato è stato più difficile che viverli. Adesso sto studiando e voglio avere la possibilità di lavorare per vivere dignitosamente».
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