INTERVISTA
È stato presentato il 16 aprile nei locali di Prospero Enoteca Letteraria a Palermo il volume dal titolo “Contro gli avvocati”, di Luigi Pirandello, pubblicato da 21 editore. Una raccolta di novelle che il professore Salvatore Ferlita ha sapientemente selezionato per fare sì che dell’autore siciliano venisse alla luce il suo volto nascosto o poco approfondito tra i banchi di scuola.
Come nasce, nello specifico, il volume?
Il volume nasce innanzitutto dall'esigenza di sdoganare un autore inflazionato come Luigi Pirandello, imprigionato in una specie di calco esegetico, cristallizzato in una lettura scolastica, banale, per certi versi mortificante. Si tratta di un gigante della nostra letteratura del quale diversi aspetti, soprattutto tematici, rimangono ancora in ombra. Basti pensare all'edificio sconfinato delle "Novelle per un anno": di solito si leggono sempre le stesse pagine, sulla falsariga di una poetica che è il frutto di semplificazioni ed equivoci. Di questo edificio sterminato rimangono stanze ancora da scoprire, per questo motivo ho deciso di raggruppare le novelle tenute insieme dal filo rosso del risentimento nei confronti degli avvocati, del loro mestiere. Prima di questo volume ha vista la luce "Racconti erotici", sempre per l’editore 21: un'altra raccolta di novelle, caratterizzate dall'atteggiamento morboso, contraddittorio riguardo alla sessualità.
Le novelle...un possibile pretesto per parlare di legalità e diritto tramite la penna di Pirandello, cosa ci comunica lo scrittore?
A proposito della legalità Pirandello ci trasmette una verità scoraggiante: nelle aule dei tribunali, negli studi legali la verità spesso viene capovolta, svuotata, i diritti di ciascuno calpestati. Gli avvocati e i procuratori svolgono un lavoro aberrante e diabolico, piegano la legge secondo il tornaconto, non raddrizzano mai un torto. Si tratta di un atteggiamento di scetticismo radicale, di pessimismo antropologico: probabilmente in Pirandello agiva il risentimento nei confronti del padre, che avrebbe voluto il figlio brillante avvocato e principe del Foro, come pure è possibile rintracciare in esergo non solo a Pirandello ma a tutti i grandi scrittori siciliani una specie di disposizione causidica, di capacità logica di spaccare il capello in quattro, che li porta a farsi avvocati di se stessi.
Pirandello un autore contemporaneo, quali le analogie con la nostra società?
Pirandello è uno scrittore attualissimo, siamo noi in ritardo rispetto alle sue posizioni. Il problema non è tanto stabilire cosa è vivo e cosa è morto di Pirandello, ma cosa è vivo e cosa è morto di noi rispetto a lui. Stiamo parlando di un autore che grazie al suo soggiorno in Germania è riuscito a sprovincializzarsi garantendosi una formazione mitteleuropea. L'incontro con la grande filosofia a cavallo tra fine Ottocento e primi del Novecento ha allargato la sua visuale, consentendogli di problematizzare il suo sguardo sul mondo e sugli uomini. Da qui il suo punto di vista corrosivo e profetico. Basterebbe leggere i "Giganti della montagna" per intuire la profondità della sua analisi, la capacità di rappresentare la società nei suoi scenari possibili. A teatro, soprattutto, Pirandello si mostrò coraggioso e impertinente: i suoi drammi migliori sono quelli scritti contro il pubblico, per farlo rivoltare, per liberarne i fantasmi dell'inconscio. Peccato che poi a scuola si parli soltanto di vita e forma, di maschera, di uno nessuno centomila, senza approfondire adeguatamente altri aspetti, come quello che riguarda il rapporto tra il potere e la letteratura, l'arte e la comunicazione di massa.
Per 21 editore prosegue la collana Nautilus, quale il prossimo progetto in programma?
Sul prossimo volume io e l'editore stiamo ragionando, a breve (diciamo così) scioglieremo la prognosi.
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