"La penisola della Maddalena nell’età del Bronzo: le nuove acquisizioni", questo il titolo della tesi sperimentale che l'archeologo Paolo Scalora, ha presentato per conseguire il diploma di Specializzazione in Beni Archeologici presso l’Università degli Studi di Catania.
All'interno di questo studio, nuove acquisizioni che si sono aggiunte alla documentazione già raccolta qualche anno prima dallo stesso archeologo, poi pubblicate in un saggio scientifico dal titolo “Archeologia del Plemmirio dalla Preistoria alla Tarda Antichità” (2017) con prefazione del dott. Lorenzo Guzzardi.
Per comprendere a fondo l’importanza delle ricerche di Scalora facciamo un passo indietro a quando l’insigne Paolo Orsi condusse due campagne di scavo nel promontorio a sud del Porto Grande (nel 1891 e nel 1897) esplorando poco più di 50 tombe a grotticella artificiale, scavate negli affioramenti rocciosi dell’area settentrionale del Plemmirio.
Il grande studioso siracusano, all'interno delle camerette funerarie, riusate nel tempo e violate, rinvenne complessivamente vasellame, armi in bronzo, manufatti ornamentali, ecc., pertinenti a quella che in seguito venne chiamata “cultura di Thapsos” (età del Bronzo Medio). Grazie alla documentazione pervenuta è possibile risalire ad una realtà indigena coinvolta nei traffici commerciali col mondo egeo-miceneo verso la metà del II millennio a.C., quindi molto prima della fondazione corinzia di Siracusa.
Consapevole della peculiare valenza storica del Plemmirio, Scalora ha condotto personali ricognizioni in tutta la penisola nella speranza che vi fosse ancora qualcosa di inedito. I risultati sono stati al di sopra di ogni aspettativa e hanno aggiunto un tassello fondamentale alla conoscenza della protostoria siracusana, ma non solo. In totale Scalora ha rintracciato oltre 40 tombe (che vanno sommate a quelle scoperte da Orsi, nello stesso sito) databili soprattutto al Bronzo Medio e al Bronzo Antico (cultura di Castelluccio). E ancora, presso l’insenatura di Carrozza, sono state individuate e documentate porzioni di alcune capanne dell’età del Bronzo, che erano state segnalate negli anni Sessanta del secolo scorso. Tuttavia, il sito per vari aspetti più affascinante è un gruppetto di tombe databile al Bronzo Medio, che si trovano all’interno della proprietà di villa Messina. Di grande rilievo è, infine, un sepolcro dall’architettura molto particolare che rimanda al mondo miceneo.
In questo contesto, la penisola della Maddalena si conferma un sito di eccezionale valore, il cui patrimonio archeologico e naturalistico va assolutamente preservato, valorizzato e divulgato.
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