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"Si può fare politica e protestare in mille modi, io canto. Ma non sono una cantante, sono diversa, diciamo che sono un'attivista che fa comizi con la chitarra".
Una frase di una persona forte, anticonformista e dalla vita che può benissimo ispirare la trama di un libro o di un film: il padre geloso, violento, amante del gioco e del vino, mentre la madre buona e semplice; questa donna, che aveva due sorelle e un fratello invalido, aiutava il padre, facendo la domestica nelle case dei benestanti, lavorando al mercato per la conservazione del pesce o spigolando i campi di grano; cantava per sfogare la rabbia e buttar fuori i propri stati d’animo e il suo timbro di voce, così forte e originale, le consentì in seguito di interpretare le canzoni popolari siciliane con un tono fortemente drammatico, esprimendo il profondo senso di orgoglio della propria terra d’origine. Questa terra è una Sicilia ancora chiusa e tradizionalista. Nella metà degli anni '50 abbandonò la patria e un matrimonio che le era stato imposto a soli sedici anni dal padre-padrone. Dopo che il marito sciupò il corredo della figlia, lei tentò di ucciderlo e poi andò a costituirsi dai carabinieri; fu arrestata per 21 giorni ed essendo il coniuge sopravvissuto, uscì dal carcere con la condizionale; per mantenere la figlia fece lavori molto umili, come salare le sarde al mercato e raccogliere lumache, fichi e verdure. Infine andò a lavorare in una famiglia benestante. Finalmente una storia a lieto fine, penserete voi, cari lettori… E invece no!!! Fu sedotta e abbandonata dal figlio di questa famiglia, accusata di aver rubato dei diamanti, denunciata e arrestata per ben sette mesi; uscita dal carcere, la nostra donna così coraggiosa e non incline al compromesso, si trasferì a Palermo, trovando lavoro come custode-sagrestana nella chiesa di Maria degli Agonizzanti, in cui visse nel sottoscala con il fratello. Qui, come se non bastassero già le disavventure vissute, ricevette le molestie del nuovo prete. Proprio crudele a volte la vita, vero?
Con i soldi dell’elemosina, la nostra eroina partì sempre con il fratello per Firenze, città in cui trovò un nuovo amore, una chitarra e un ruolo in uno spettacolo del mattatore, drammaturgo, attore, regista e scrittore Dario Fo: questo è l'inizio della sua carriera da cantante folk, affascinando con la sua voce, la personalità e genuinità artisti del calibro di Guttuso, Sciascia e Ignazio Buttitta (e scusate se è poco). Tornò in Sicilia, nell’adorata Palermo, città che fu sempre sua fonte di ispirazione, e in cui morì dopo un ictus cerebrale.
Lei è Rosa Balistreri, classe 1927, che sarà protagonista questa sera del programma “Italiani” con Paolo Mieli, in ondasu Rai Storia alle 21.10. Nel doc “Rosa Balistreri. Un film senza autore” di Marta La Licata con la regia di Fedora Sasso, a parlare dell’artista si alterneranno personaggi con cui la Balistreri ha condiviso il palcoscenico, come Andrea Camilleri, Leo Gullotta e Giovanna Marini, ma anche chi, pur non avendola incrociata di persona, ha subìto il fascino della sua voce e, ancora oggi, canta alcune delle sue canzoni, come la cantautrice Carmen Consoli.
Sarà il nipote Luca Torregrossa a raccontare la storia di Rosa, una storia attraversata dal dolore, ma anche dall'incessante lotta, dalla passione e dalla conquista della famigerata libertà.
Alessandra Leone