Basta dire il nome di questo primo della tradizione siciliana a rievocare ricordi estivi dell'infanzia, con zie e nonne che dalla mattina presto mettono il mantale e iniziano a friggere melanzane. Parliamo della Pasta alla Norma, la cui origine, si dice, provenga dal capolavoro del "Cigno Catanese" vincenzo Bellini. Ben presto questo primo piatto estivo e invitante potrebbe candidarsi a diventare patrimonio gastronomico dell’umanità per l’UNESCO. L’idea è stata rilanciata da Fipe Confcommercio, che da tempo aveva in mente di puntare a questo importante riconoscimento. «Adesso, più che mai, può contribuire al rilancio del settore nel post pandemia», questo il commento dell’associazione dei ristoratori.
Sono tanti gli aneddoti, che si snodano tra storia e legenda, che parlano di questo piatto: uno dei tanti racconta la nascita del piatto stesso, dovuta ad un'esclamazione dell’attore e poeta Nino Martoglio, il quale estasiato dopo averla assaggiata la definì "Norma", paragonandola all’opera di Bellini; un altro ancora la addebita direttamente al Maestro catanese Vincenzo Bellini, il quale insieme ad un suo amico cuoco siciliano, mentre si trovavano a Milano, hanno dato vita a questo piatto di pasta, pomodoro, melanzane fritte e basilico, condito con un generosa quantità di ricotta salata. «Il piatto – ha sottolineato Giovanni Trimboli, presidente dei ristoratori della Fipe di Catania – è così radicato nella cultura siciliana che da anni è stata istituita la Giornata nazionale della Pasta alla Norma, che si festeggia il 23 settembre. Quest’anno, pandemia permettendo, insieme ai cuochi etnei della Federazione italiana cuochi stiamo programmando una giornata celebrativa itinerante nei ristoranti e per le vie di Catania e provincia».
PARLIAMO DELL'OPERA:
Quando si parla di Catania, una delle associazioni mentali più comuni è di certo quella con il compositore Vincenzo Bellini. Infatti, fu proprio la città etnea a dare i natali al celebre operista dell’Ottocento e tra le sue opere più famose troviamo sicuramente la “Norma”, altro nome caro alla tradizione catanese anche per l’omonimo esempio culinario, vero e proprio simbolo della città etnea. Considerato il forte legame della città con il compositore, non stupisce dunque che il suo teatro lirico sia intitolato proprio a Vincenzo Bellini e che la sua inaugurazione, avvenuta il 31 maggio 1890, venne celebrata proprio con la messa in scena della Norma.
Una tra le opere più famose di Bellini "Norma", composta in pochi mesi e messa in scena per la prima volta al Teatro alla Scala di Milano nel dicembre del 1831, ha il libretto scritto da Felice Romani, ed è proprio da quest’opera che è tratta Casta Diva. La prima rappresentazione a Milano fu definita come un fiasco, a causa della presenza di una claque (un gruppo di spettatori pagati per dissentire sull’opera) contro Bellini e la soprano Giuditta Pasta.
La storia raccontata nell’opera è ambientata nelle Gallie durante la dominazione romana; la protagonista è Norma, una sacerdotessa figlia del capo dei druidi e amante segreta del proconsole romano Pollione. Altro personaggio importante nella vicenda è quello di Clotilde, la quale si occupa dei cinque figli che Norma e Pollione hanno avuto insieme all'oscuro di tutti. La trama dell’opera riprende anche il mito di Medea, ma il libretto è tratto dalla tragedia “Norma, ou L’infanticide” scritta da Louis-Alexandre Sourmet.
Tralasciando la veridicità delle leggende che interessano il primo pianno a base di melanzane e l'opera lirica di Bellini, di certo, sia l’opera che il piatto sono due colonne portanti della tradizione catanese ed è quindi possibile che per questo motivo esse vengano correlate l’una all’altra dal popolo etneo, per omaggiare ancora una volta l'illusre "Cigno di Catania".
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